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autore
brano
 
Cicerone
I doveri, III, 68
 
originale
 
[68] Sed aliter leges, aliter philosophi tollunt astutias; leges, quatenus manu tenere possunt, philosophi, quatenus ratione et intellegentia. Ratio ergo hoc postulat, ne quid insidiose, ne quid simulate, ne quid fallaciter. Suntne igitur insidiae tendere plagas, etiam si excitaturus non sis, nec agitaturus? Ipsae enim ferae nullo insequente saepe incidunt. Sic tu aedes proscribas, tabulam tamquam plagam ponas, [domum propter vitia vendas,] in eam aliquis incurrat inprudens?
 
traduzione
 
68. Ma le leggi reprimono i raggiri in un modo, in un altro i filosofi: le leggi, nei limiti in cui possono perseguirle legalmente, i filosofi, nei limiti in cui possono farlo con la ragione e l'intelligenza. Orbene, la ragione esige che non si faccia nulla con tranelli, nulla con simulazione, nulla con inganno. Costituisce allora un'insidia tendere le reti, anche se non hai intenzione di metterti a scovare la selvaggina o a spingerla verso di esse? Che le fiere vanno a cadervi spesso da sole, senza che nessuno le insegua. Cos? tu potresti mettere in vendita una casa, esporre un cartello, come se fosse una rete, [vendere la casa per i suoi difetti], e qualcuno potrebbe incapparvi inavvertitamente?
 

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